L’AI – Artificial Intelligence – non sta solo trasformando i nostri feed sui social, ma potrebbe ben presto rivoluzionare il business model di molte aziende e startup digitali.

ChatGPT sta per Generative Pre-trained Transformer, ed è la novità del momento in tema di intelligenza artificiale. Il software è realizzato da OpenAI ed è in grado di simulare un’interazione con un essere umano. Funziona sulla base di algoritmi di apprendimento automatico, grazie alla capacità di acquisire informazioni da grandi quantità di dati. In questo modo, riesce a fornire risposte pertinenti e coerenti anche in uno specifico contesto.

Ad oggi dispone di 175 miliardi di parametri che lo rendono versatilissimo, quasi come se fosse un oracolo. Di fatto, si tratta solo dell’ultima versione rilasciata dei Chatbot e, tra i suoi predecessori, possiamo ricordare Eliza, Parry, A.l.i.c.e. e Doretta.

Per quale motivo fa tanto parlare di sé?

Si distingue così tanto dai suoi predecessori, perché è particolarmente accurata. Non funziona sulla base di un elenco sequenziale di “if-then-else”, ovvero, partendo da una parola nota nella domanda per elaborare una risposta pescando da un database di risposte possibili o con risposte precompilate da scegliere. Fa uno “scraping”, correlando informazioni da molteplici sorgenti per produrre una risposta coerente, ovvero “capisce” dove andare ad estrapolare la migliore risposta a quella precisa domanda.

Perché preoccupa? Di motivi ce ne sono almeno due:

  1. Le aziende potrebbero scalare i mercati competitivi risparmiando sulle persone. L’esplosione di ChatGPT sembra toccare nel vivo le attività creative: professioni come copywriter, autori, scrittori, grafici e designer. Il motivo è chiaro: questi software potrebbero sostituire gran parte del lavoro che fino ad oggi è stato svolto da queste figure creative. ChatGPT potrebbe trasformare i mercati di riferimento, aumentando efficienza produttiva in azienda ma diminuendo il numero di persone impiegate.

2. Etica e limitazione delle potenzialità per l’AI. Chat GPT è stata rilasciata con una serie di criteri etici per evitare risposte pericolose: è capace di riconoscere input “pericolosi”, quindi di auto-censurarsi e non rispondere. Anche se… “fatta la legge trovato l’inganno“, ovvero, è stato dimostrato che i criteri del software siano facilmente eludibili. Ad ogni modo, gli sviluppatori si stanno adoperando per risolvere il problema.

Regolamentazioni nel mondo e in Europa

Criteri etici come quelli applicati da OpenAI su Chat GPT risultano restrittivi in ottica di machine learning, visto che l’intelligenza artificiale avrebbe occasione di svilupparsi maggiormente se non fosse sottoposta a limitazioni.

In America solitamente viene data priorità al progresso, lo dimostrano i motti “Move fast and break things” e “Break the shit, apologize later”.

Al contrario, in Europa siamo meno concessivi ma a San Francisco – sede di OpenAI – hanno avuto gli stessi scrupoli. La normativa europea (GDPR) porta proprio a queste misure di autocontrollo, che tutelano la persona prima dello sviluppo tecnologico.

Sarà davvero il nostro prossimo futuro?

Le potenzialità di questo strumento (ancora in versione beta) sono davvero infinite e potrebbe riuscire a migliorare, semplificare e velocizzare molti aspetti relativi a come gli esseri umani interagiscono con la tecnologia; se dovesse arrivare a disporre di 100 triliardi di parametri, vicini al pensiero umano, allora sarà il momento di preoccuparsi davvero.

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