Il percorso di una vita nel mondo della tecnologia mi ha fatto passare attraverso quello che sono spesso “guerre” di religione fra un sistema e un altro o fra un software e un altro. Nella metà degli anni 2000 la “rivalità” era fra i sostenitori di MySQL e quelli di PostgreSQL (credo in una certa misura esista tutt’ora), poi c’è la rivalità fra Apple e Microsoft etc.

Se andiamo ad analizzare però nel merito la questione, si scopre che spesso dietro a queste contrapposizioni ci sono ragioni più umane che si possono dividere in tre macro aree quali: la competenza/esperienza positiva acquisita, le ragioni economiche di costo e le ragioni commerciali.

In realtà, il mondo della tecnologia, così come tutti gli altri ambiti, ci insegnano che ogni approccio ha i suoi vantaggi ed i suoi vantaggi, di cui è necessario essere consapevoli. La rivoluzione digitale che è in atto, ci presenta sempre più una spinta marcata verso il cloud e la virtualizzazione. Oppure, ci spinge a “chiuderci” tenendo tutto in casa, rendendo tutto il meno accessibile possibile, per tutelare i propri dati.

Ambedue le scelte rischiano (senza un’oculata e attenta ponderazione dei costi, dei vantaggi e delle criticità) di rivelarsi “perdenti”, come ogni scelta basata su preconcetti che non hanno uno sviluppo progettuale.

Partendo da un’analisi di questo tipo, l’approccio ibrido svilupperà un progetto d’implementazione che individui le migliori soluzioni tecnologie per le varie attività e in relazione alle necessità, consiglierà la giusta soluzione fra il Cloud e l’On Permise costruendo un ambiente misto detto appunto “ibrido”. Così, l’azienda potrà beneficiare dei vantaggi tecnologici e di sicurezza di ciascuna opzione, raggiungendo l’equilibrio ottimale fra sicurezza, costi, funzionalità e qualità dei prodotti.

Ricapitolando, l’approccio ibrido al cloud mette insieme le tecnologie disponibili (anche non basate sul cloud) così da consentire all’azienda di massimizzare i benefici delle varie tecnologie, contenere i costi ed effettuare una migrazione “dolce” verso le nuove tecnologie.

Con questo approccio, per esempio, potremmo avere il gestionale su un server in cloud, mentre i file dell’azienda disponibili tramite un Nas locale con le repliche in cloud, per cui accessibili in remoto.

Oppure si potrebbe avere tutto “in house”, per esempio non si dispone di una connessione di qualità ed avere nel cloud solo un’applicativo web che raccolga i dati dall’esterno (es: ordini commerciali) per sincronizzarli con il gestionale una o più volte al giorno.

Nei prossimi numeri vi presenteremo alcuni casi di successo basati su questo approccio per rendere più chiare non tanto le funzionalità, quanto l’approccio e i potenziali benefici che l’azienda potrebbe trarne.

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